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Una stanza a sud al Teatro Libero di Milano

 

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Dal 28 novembre al 9 dicembre 2013 va in scena sul palcoscenico del Teatro Libero di Milano lo spettacolo Una Stanza a Sud con drammaturgia e regia di Corrado Accordino, un dramma surreale e divertente.

Una pioggia incessante, continua, senza tregua, alberi alti sessanta metri, il rumore di animali sconosciuti in agguato, una natura inespugnabile, un caldo torrido e afoso, la foresta pluviale e una stanza isolata dal mondo al centro della foresta: questo il contesto di riferimento.

I protagonisti sono tre sconosciuti,  che s’incontrano e, per pura casualità o volere del fato, si ritrovano a condividere il ristretto spazio di una stanza in un luogo estraneo e inospitale a sud del mondo, in mezzo alla foresta amazzonica.

Mentre fuori imperversa un tempo infernale, i tre viaggiatori sono costretti ad interagire tra loro, ad affrontare la propria inquietudine e i propri spettri nell’armadio.

I tre protagonisti scopriranno ben presto che i loro destini sono intrecciati più di quanto possano immaginare. Qualcosa li lega, il loro desiderio di fuga, la loro ricerca di una nuova identità, l’incapacità di avere relazioni con il prossimo, la difficoltà del vivere.

Max, conosciuto anche come la “rana” per il verso che emette durante il sonno, chiamato “Reginald” dal compagno di stanza, è un tipo introverso, misantropo, malvagio, dal passato controverso.Collerico,irascibile e violento, non ama essere contraddetto e spesso si abbandona ad una serie di deliranti riflessioni esistenziali.

Arriva per primo nella stanza e all’inizio non gradisce la compagnia dell’intruso, poi s’instaura tra i due un rapporto quasi simbiotico.

Andrew è un biologo e ricercatore fallito, curioso e chiacchierone, ma fragile e psicologicamente instabile. Vive in una sua dimensione completamente avulsa dalla realtà, popolata da fidanzate, storie immaginarie e allucinazioni.

Ha per compagno un ragno, forse anch’esso frutto della sua immaginazione, che ha imprigionato in un barattolo di vetro. E’ la sua grande scoperta: un velenoso esemplare appartenente ad una specie rara, non ancora conosciuta, in grado di mimetizzarsi completamente con l’ambiente circostante, tanto da diventare persino invisibile alla vista. Nutre per Max una sorte di timore reverenziale misto a soggezione e ammirazione.

La situazione precipita quando arriva il terzo individuo, Denny, apparentemente un fotografo che si è ferito cadendo da un ramo, un uomo indecifrabile, scaltro e risoluto, dai modi apparentemente gentili, ma dal carattere molto forte e controllato, che fa nascere subito dei sospetti e che non è ciò che sembra o dice di essere. La sua presenza, infatti, non è casuale.

Complici il caldo, gli spazi ristretti, i rumori, il senso delle cose, il doversi abituare a  nuovi codici di comportamento e di sopravvivenza,i protagonisti perdono qualsiasi lucidità  e vengono trascinati in un vortice di tensione e di delirio, che si trasformano in scene esilaranti e di grande comicità.

Le loro relazioni di complicano, il sospetto prende forma, restare attaccati alla realtà diventa sempre più difficile. Ognuno scopre qualcosa di se stesso.

Con un colpo di scena tutto diventa surreale, opinabile, relativo, fittizio e diverso da come appare. La verità si confonde con il punto di vista personale, mentre l’immaginario prende forma.

Eccellente l’interpretazione di tutti e tre gli attori, Alessandro Castellucci, Pasquale di Filippo, Giancarlo Latina, che riescono sempre a tenere altissima l’attenzione del pubblico e a dar vita a momenti di grande intensità emotiva.

La musica di tanto in tanto inserita nei dialoghi è ispirata agli anni ‘80, alle colonne sonore di film o cartoni animati che hanno fatto epoca e contribuisce ad accrescere ilarità e suspense.

Suoni, luci e rumori riproducono fedelmente l’ambientazione della foresta amazzonica. Il flash, di tanto in tanto puntato sul pubblico, contribuisce ulteriormente a trasportare lo spettatore all’interno della stanza e a farlo immedesimare nel racconto.

Insolita e originale l’idea di utilizzare il “reverse” per riavvolgere la storia e mostrare i diversi punti di vista.

I toni dello spettacolo, ora concreti, incisivi e caustici, ora ironici, pulp e surreali, conferiscono dinamicità all’intera rappresentazione.

I costumi, ispirati alla stravaganza pulp di Kill Bill e al mondo fumettistico di Dick Tracy, amplificano la potenza dei personaggi nel loro momento di trasfigurazione.

Da decifrare il finale, che lascia molto perplesso lo spettatore e risulta un po’ criptico ed enigmatico.

Autore:Roberta Masi

 

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